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Il Coronavirus tra paura e isolamento. Cosa possiamo fare per controllare le nostre emozioni?

23/03/2020 00:00

Deborah Feleppa

Dottori,

È normale avere paura.Mi piacerebbe cominciare quest’articolo così. Già, perché è normale avere paura a fronte di un pericolo oggettivo e reale, e lo è ancor

È normale avere paura.

 

Mi piacerebbe cominciare quest’articolo così. Già, perché è normale avere paura a fronte di un pericolo oggettivo e reale, e lo è ancor di più quando ci capitano eventi sconosciuti, improvvisi e incontrollabili. E il Coronavirus è tale. Il Covid-19 ci impone, come afferma lo psicoanalista Giuseppe Maiolo, docente dell’Università di Trento, “la percezione della nostra vulnerabilità, la consapevolezza della fragilità che ci appartiene, che è qualcosa che abbiamo dimenticato, presi dall’illusione di essere diventati invincibili”.

 

La paura è infatti – come si legge dal vademecum strutturato dall’Ordine Nazionale degli Psicologi – un’emozione potente e funzionale ad evitare i pericoli, aiutandoci a prevenirli e a proteggere noi stessi. Essa funziona bene se però è proporzionata ai pericoli che concretamente corriamo. I nostri sentimenti di paura ed ansia dunque – in una condizione come quella che stiamo vivendo in questi giorni – sono normali e naturali. Ma quando la paura diventa eccessiva rispetto a dei rischi oggettivi, questa sfocia in panico; e quando il panico diventa collettivo, molti individui tendono a mettere in atto comportamenti sbagliati, irrazionali e poco produttivi, ignorando le semplici azioni protettive e finendo per danneggiarsi. È importante per questo mantenere una certa razionalità nel nostro agire, evitando la ricerca compulsiva di informazioni e affidandoci invece a poche fonti informative, ma che siano ufficiali, aggiornate e accreditate. Bisogna poi mettere in atto comportamenti responsabili, come le azioni di prevenzione individuale, seguendo le direttive fornite da Organi Istituzionali e dai Decreti emanati dal Governo. Proprio per evitare che si alimentino paure sproporzionate e che si sopravvaluti o sottovaluti il problema, il “decalogo antipanico” – fornito dall’ Ordine Nazionale degli Psicologi – propone alcune dritte che invitano ad attenersi a fatti oggettivi e a non farsi prendere dal panico, poiché è noto che un forte carico emotivo impedisce il corretto ragionamento e affievolisce la nostra capacità di giudizio.

 

Lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi, Professore Ordinario di psicologia dinamica all’Università Sapienza di Roma, ci ricorda che il primo passo da fare è far convivere due parti di noi: quella che minimizza e quella che vede la catastrofe. La regola fondamentale, dunque, è l’equilibrio tra il sentimento di paura e il rischio oggettivo. Le testimonianze di chi, ad oggi, ha già vissuto in Cina ciò che stiamo vivendo oggi in Italia, ci ricordano che questo fenomeno è collettivo e non personale; ci ricordano che “questo è un virus che si combatte pensando agli altri“; ma anche che “è importante il contributo del singolo“. Tutto ciò può aiutare a farci sentire attivi pur restando a casa, e nel contempo ad agire per il bene comune pur stando isolati. Tuttavia, non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto o condividere i propri stati.

 

Secondo Maiolo, adesso “tocchiamo con mano l’angoscia di non poterci più muovere liberamente e la sensazione di avere nemici dappertutto”, ritrovandoci così a fronteggiare la paura della morte, a confrontarci con l’angoscia disarmante dell’insicurezza e la sensazione di essere senza strumenti di difesa. L’unico strumento efficace sembra essere restare a casa. Ma quanto è difficile fermarsi? Quanto è difficile restare con se stessi? La nostra quotidianità era fatta di ritmi frenetici, di un tempo compresso, di una fretta perenne di rincorrere le mille attività da portare a compimento alla fine del giorno. Desideravamo trascorrere intere giornate a casa, magari rimanendo in famiglia, e chiedevamo maggiore spazio da dedicare alle nostre passioni. E ora, che potremmo fare tutto questo, questa vita ci sembra impossibile. Ciò che paradossalmente è accaduto è che, quando siamo stati privati della libertà di poter decidere del nostro tempo, istintivamente lo stare dentro ci ha spinto fortemente fuori.

 

Il professor Lingiardi, in un video diffuso da Focus, ci fa notare come siamo passati in un tempo velocissimo da “una vita tutta fuori ad una vita tutta dentro”, che necessariamente ha modificato la nostra routine e le nostre abitudini. Tuttavia, proprio il riconoscimento della nostra fragilità nello stare da soli, ridà ancora più valore alla relazione. E lo rafforza. Ma essere isolati non significa essere soli. Anzi, oggi più che mai, siamo uniti da e per un fine comune. È ancora Maioli a ricordarci che “le nostre profonde incertezze, oggi, ci impongono di dedicare attenzione a quelle parti fragili che abbiamo trascurato per troppo tempo”. E di certo abbiamo tanto bisogno di alleggerire la mente con immagini e sentimenti positivi, dal momento che continuare a gravitare nell’angoscia dell’isolamento sociale e dello stress non aiuta e anzi danneggia il nostro stato psichico generale.  Ecco allora che questo momento potrebbe diventare un’opportunità per la cura di noi stessi che troppo spesso abbiamo rimandato a data da destinarsi. Infatti, come fa notare in un video diffuso sui social una ragazza italiana che vive in Cina, “non ci capiterà mai più di avere tutto questo tempo per noi”. Quindi, dobbiamo farne tesoro.  

 

Ma, praticamente, cosa possiamo fare per gestire al meglio il nostro tempo e rendere meno pesante l’attesa? Diverse sono le idee proposte sui social in questi giorni da diversi professionisti del settore, come la psicologa e psicoterapeuta Rosella De Leonibus. Eccone alcuni esempi.

 

  • Organizzare la giornata e scandire il nostro tempo: la routine dà un maggiore senso di controllo e di sicurezza.
  • Dedicare tempo a noi stessi, prendendoci cura del nostro corpo: vedersi e sentirsi belli aiuterà a stare meglio.
  • Riscoprire le nostri passioni: la solitudine stimola la creatività e aumenta la produttività, per questo possiamo creare qualcosa con le nostre mani, che sia un oggetto artistico o un dolce.
  • Svolgere attività che da tempo abbiamo trascurato: fare ordine tra gli scaffali, leggere un buon libro, ascoltare musica, scrivere qualcosa, fare un puzzle, dei cruciverba, dipingere, cantare o ballare, imparare una lingua straniera.
  • Ricaricarsi: possiamo riposare, o fare un bagno caldo, o anche bere del the sul divano, o fare esercizi di meditazione.
  • Fare sport: se siamo persone sportive, possiamo organizzare delle sessioni dedicate alla nostra attività fisica e mantenerci in movimento.
  • Creare, ricostruire e alimentare le nostre relazioni: anche se attraverso piattaforme online, possiamo provare a creare dei momenti di scambio e conforto con amici, parenti lontani o persone che non vediamo da molto tempo. La condivisione delle emozioni, il conforto reciproco e anche l’ironia possono aiutarci ad alleggerire momenti di tensione e di preoccupazione, facendoci sentire meno soli e consolidando i rapporti.
  • Prendersi cura di qualcosa: possiamo coltivare una pianta o dei legumi e seguirne la crescita, proveremo piccoli momenti di gratitudine e soddisfazione.
  • Mettere in vista qualcosa di bello: ci aiuterà a ricordare momenti belli delle nostre giornate.
  • Ascoltare le nostre emozioni e prendersene cura: se abbiamo momenti di sconforto, di tristezza e di malinconia, possiamo accettarli, fermandoci e riflettendo. Respiriamo profondamente, distendiamoci, piangiamo se sentiamo che ne abbiamo bisogno.
  • Alleggerirsi: proviamo a nutrire la nostra mente intrattenendoci con un buon film o con programmi divertenti o di cultura, in base a quelle che sono le nostre preferenze. Questo ci aiuterà a distrarci e a spostare l’attenzione su qualcosa di diverso.
  • Rendersi utili: se sappiamo fare qualcosa, mettiamo in circolo le nostre competenze attraverso dei video. Potremmo interagire con chi ha le nostre stesse passioni o aiutare chi è meno esperto di noi.

 

Al di là dei consigli pratici, mi piacerebbe invogliarvi a fare un passo in più. Provate a strappare da questa tragica esperienza qualcosa di positivo, qualcosa da lasciare in futuro a chi, dopo di noi, ricorderà di questo tempo come un passato ormai lontano. Noi, che lo viviamo come presente, possiamo provare a cogliere il valore narrativo e la memoria di questo evento, consapevoli che un tilt del sistema, per quanto assurdo, era forse necessario per riequilibrare le relazioni sociali, il nostro modo di percepire il modo, il valore dei sentimenti. Possiamo un domani uscirne più umani, più vicini e più forti. Possiamo per ora consolarci nella speranza che andrà realmente tutto bene. Ma possiamo anche avere la certezza, se seguiremo ciò che ci viene detto, che abbiamo fatto tutto ciò che era in nostro potere fare. La certezza che siamo stati umani, uomini, cittadini. Che abbiamo cambiato il mondo. E che, in questo modo, abbiamo scritto il nostro futuro.

 

Dott.ssa Deborah Feleppa, psicologa

 

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